RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Arriva il corteo, tutti a casa col naso all'ingiù
Genova, 18 Novembre 2007
Arriva il corteo, tutti a casa col naso all'ingiù
In molti hanno seguito il corteo dalle finestre. I commercianti: un danno enorme
A UN PASSANTE che avesse perso la cognizione del tempo, l'immagine della città ieri era quella di una normale domenica mattina. Magari nel bel mezzo di un ponte festivo. Saracinesche abbassate, poca gente in giro, traffico scarso. Qualche bar aperto. Vie e piazze del centro eccezionalmente prodighe di parcheggi. Peccato che non fosse domenica, ma un sabato invernale a ridosso della forsennata corsa natalizia allo shopping. Un sabato che ha lasciato l'amaro in bocca a quei negozianti che, alla fine, hanno deciso di accantonare i timori della vigilia.
Il ricordo della follia del G8, che ancora brucia sulla pelle dei genovesi, ha fatto comunque il vuoto. Di vetrine accese, in molte strade del centro. Di pedoni, auto e clienti da via XX settembre al centro storico, da piazza Dante a De Ferrari. Vuoti quasi tutti i negozi rimasti aperti, affari in crollo verticale.
La paura degli "effetti collaterali" dell'imponente corteo no global, che ieri ha percorso gli otto chilometri che separano la stazione marittima da piazza De Ferrari per chiedere ancora una volta verità e giustizia sui fatti del 2001, ha prevalso sull'invito a non rinchiudersi in casa lanciato dalle istituzioni. In particolare dal sindaco Marta Vincenzi: «Sabato deve essere una giornata tranquilla, di festa. Perché non c'è alcun pericolo di incidenti». La realtà ha dato ragione al sindaco. Ma i genovesi, spaventati dall'idea di eventuali scontri, si sono tenuti in massa lontani dal centro. Seguendo l'evoluzione della manifestazione in tv oppure, quelli che abitano sulle strade percorse dal corteo, restando affacciati alle finestre di casa.
E' stata una giornata a due velocità, sul piano commerciale. Più vivace la mattina, decisamente depresso il pomeriggio, quando i manifestanti hanno cominciato a muoversi e poi a marciare dalla Stazione marittima a De Ferrari. Tanto che, dopo la pausa pranzo, qualche negozio ha deciso in tutta fretta una chiusura non programmata. «Non per paura del corteo, ma perché oggi è un deserto», dice Claudia, commessa del negozio di calzature "Sergio Vezzoni", che ha abbassato le saracinesche alle 16 di ieri. «Tenere aperto è solo un costo, visto che non entra proprio nessuno», ribadisce Claudia. In realtà, ieri pomeriggio in via XII Ottobre i passanti si contavano sulle dita di una mano. Il "Moody" era aperto per finta: luci accese, barman e camerieri all'interno, ma porte saldamente chiuse da catene con lucchetti. Le chiusure si sono concentrate soprattutto in via Ceccardi e via Fieschi. «Un sabato buttato via», si lamenta Mauro Varicosi, dipendente di "Chiesa abbigliamento" in via Ceccardi: «Il calo degli incassi supera il 90 per cento. Un danno spaventoso. Le istituzioni non avrebbero dovuto autorizzare un corteo di questo genere di sabato, una giornata vitale per i negozi». L'altro punto vendita aperto nella strada è"Prenatal", dove sta per entrare una giovane coppia con figlio di tre anni: «Veniamo da Savona, non ci aspettavamo una desolazione simile, adesso ce ne torniamo a casa», spiega Alessandro, impiegato. Alberto e Flo Cabassi, titolari dell'omonimo negozio di via Fieschi, la prendono con filosofia: «Siamo qui per spirito di servizio, gli affari andranno meglio un altro giorno».
Non va meglio in via XX Settembre dove, pure, molte saracinesce sono rimaste aperte. «A quest'ora avevamo già fatto l'incasso della giornata, invece siamo quasi a zero», diceva alle 17 di ieri Adriana Sulas, responsabile della camiceria Vitali. «Domenica mattina abbiamo molti più clienti», fanno eco alla Mondadori. Eppure, la mattina era densa di fiducia. «Se non lavoriamo il sabato... - commenta Laura Sipsz, responsabile del negozio Max Mara - Questa mattina (ieri ndr) si è vista parecchia gente. Non credo che la manifestazione creerà problemi».
Regolarmente aperto anche H&M: «Abbiamo aumentato il personale di sicurezza ma siamo convinti che tutto andrà per il meglio», spiega Cristiano Ascani, responsabile della sicurezza. Anche al McDonald's l'atteggiamento era notevolmente positivo: «Non abbiamo avuto disposizioni particolari dalla sede, se ci saranno guai decideremo il da farsi», assicura Roberta Galasso, responsabile del turno del mattino. Stesso discorso da Promod dove un bodyguard vigila all'ingresso, e da Ricordi in via Fieschi: «Nessun ordine di chiudere - dice Massimo, alla cassa - sono convinto che non succederà nulla.
Vincenzo Galiano
Isabella Villa